Era da
parecchio tempo che meditavo su questo raid, forse il sapore di avventura, la destinazione esotica, o
semplicemente l'ammirazione per la follia dei partecipanti. La
pubblicazione del recentissimo SVA di Manuele Villa ha rotto ogni
indugio ed ecco qui la replica della Roma Tokio
Siamo nel 1920 la prima guerra mondiale è ormai terminata, nel 1919 su
un Bombardiere Vickers Vimy Alcock e Brown superano l'Atlantico inizia
il periodo delle grandi imprese aviatorie e dei record, più lontano, più
in alto e più veloce.
Gli ideatori furono i poeti D'Annunzio ed il giapponese Shimoi, vollero realizzare un raid aereo
per "diffondere e celebrare il nome d'Italia in quelle lontane regioni e
di galvanizzare gli animi ed il prestigio dei bravi e numerosi italiani
sparsi nell'Oriente". Partendo da Centocelle i partecipanti
arriveranno fino a Tokio attraversando tutta l'Asia, D'Annunzio nei
progetti originari avrebbe dovuto guidare l'impresa ma le cose andarono
in modo diverso, nel 1919 il "vate" si buttò a capofitto nell'impresa di
Fiume, limitandosi a scrivere qualche riga agli impavidi aviatori
Lo stato italiano finanziò l'impresa, si dice anche per tenere
D'Annunzio lontano dall'Italia, allestendo campi di assistenza e
rifornimenti di carburante durante il percorso, l'impresa costo oltre 20
milioni di lire del tempo. Il gruppo comprendeva 11
aerei: 5 bombardieri Caproni e 7 Sva; i Caproni furono messi fuori
combattimento quasi subito a causa degli atterraggi su terreni non
ottimali, ma anche gli SVA non ebbero migliore fortuna. Le avarie
tecniche, gli imprevisti meteo, le fucilate delle varie popolazioni
incontrate nel percorso li decimarono.
Arturo Ferrarin arrivò in fondo con uno degli aerei di riserva
posizionati a Calcutta, quello con il quale era partito da Roma era un residuato bellico
nel vero senso della parola, motore spompato, ali rattoppate ecc.. Gli SVA volarono per 18.000 km alla media
di 160 km/h coprendo tutto il percorso in 112 ore, non male per il 1920
e per aerei che non erano in perfetta efficienza. Fu una vera e propria
avventura per Ferrarin e il suo motorista Gino Capannini, atterraggi in
mezzo al deserto o sotto la pioggia torrenziale, le uniche carte
disponibili quelle di un atlante...la follia dei pionieri del volo.
Alla fine arrivano a Tokio fra gli onori dei Giapponesi solo lo SVA di
Ferrarin e quello di Masiero e del suo motorista Maretto
La vita di Ferrarin fu piena di record e trasvolate, troverà la morte a
Guidonia nel 1941 durante un volo di collaudo
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Giornale d'epoca
Lo SVA in Giappone |